venerdì 23 maggio 2014

Una birra e le carte


Eccomi tornato a pubblicare sul nostro amato blog, dopo un periodo di pausa per aggiustamenti tecnico-logistici e l'inserimento in squadra di un nuuovo blogger.Inizialmente volevo proporvi uno dei soliti articoli su qualche prodotto speciale o su qualche evento eno-gastronomico, ma poi mi sono convinto che per riprendere la rubrica forse era più utile qualcosa di leggero come un racconto ed ecco spuntare dalle montagne di cartaccia che mi ritrovo sulla scrivania, questa piccola storia da bar che spero vi possa far sorridere pensando ai vostri nonni o genitori che ormai in pensione cercano di occupare il tempo meglio...anzi no, peggio che possono. Dunque che dire se non buona lettura, noi ci rivediamo presto con una serie di interviste come sempre a tema "magnà e beve".

UNA BIRRA E LE CARTE

 Fa caldo, troppo caldo. Luigi e Ferruccio sono le uniche due anime in giro per il paese .Quando si incrociano al bivio Luigi domanda “giochiamo?”, l'altro “e che cazzo volevi fare sennò?” prendono così insieme la via per l'unico bar in quel piccolo comune di campagne. Dopo essersi tolti le giacche dell'immancabile abito e aver preso posto, Ferruccio chiede all'amico: “che bevi?” Luigi ci pensa un po' e dopo qualche istante Ferruccio ripete “ alura, che bevi?” Luigi “alura cosa?” “che osti vuoi da bere!?” “caffè”, Ferruccio dunque si dirige al banco e mentre attende il barista passa un randagio fuori del bar che si accuccia all'ombra del muro in parte alla macchinetta delle caramelle, Ferruccio lo vede e non lo caccia. Arrivato il barista ordina “una birra e le carte!”. Tornato al tavolo vede l'amico intento a leggere il giornale e strappandoglielo di mano impreca “leggi a malapena le carte che vuoi capire di politica?!?” Luigi non protesta e prende il mazzo di carte che l'altro vecchietto ha buttato sul tavolo e comincia a mischiare, “una, una, due, due, tre e tre, briscola di bastoni! Tuca a te!” mentre cominciano la partita arriva il barista con l'ordinazione e per non disturbare il gioco la appoggia sul tavolo in parte, dopo qualche giocata Luigi allunga la mano e beve un lungo sorso di birra, Ferruccio subito sbraita “ma che figa te fèt? Le la mia!” Luigi un po’ perplesso “e mi se bevi?” “cassu ne so mi?” “ma ma...speta un moment... ti avevo mica domandato un caffè?” “e io chi sono il cameriere?” “no no ti te me dumandà cosa vulevi de bief e mi to dì un caffe! Te se rembambi?” “ti te se rimbambì Luigi! Non mi hai domandato niente!” “set sicur?” “certo!”, Luigi ci pensa un poco, mentre Ferruccio fa la sua giocata l'altro distratto allunga la mano alla birra e fa un altro bel sorsone e Ferruccio adirato “ma te set strunz? Te me ciapet per il cul?” l'altro “questa le la mia va a urdinà quel che te voret!” “Luigi orco diavolo quella le la mia!” “ ma se ho già bevuto mezza come farà a esser la tua?” Ferruccio a questo punto non ci vede più “te spachi la cadrega sul co se te laset mia la bira!” alzandosi in piedi, l'amico offeso risponde “sei normale? Ada che i medicine non ti stan facendo bene!” “ma quali figa de medicine mi sto ben, ciapi solo quella della pressione, te set ti che te scurdet semper i rob!” “eeeeh..te lo dice tua moglie che lè per la pressiun!” “ada Luigi sta attento che vo a cà a ciapà il cultel!” “cultel? Te sta mia in pe e vuoi fare a coltellate? mi ciapi il fucile! Vuoi vedere?” “e ti te sparet a un om disarmato?” “ma che disarmato te me di del cultel..” “ e che osti podi fa cul cultel avanti a un fucile? Pirla” “casi to, te ciapet il fucile anche te!” “e ma io il fucile non ce l'ho...” “e alura hai gia perso, pirla! Setes giu va,e giuca!” il fervore sembra calato Ferruccio poggia le sue stanche membra ancora sulla sedia. “Chi tocca?” chiede Luigi, Ferruccio risponde “a me, ho preso carico prima mentre bevevi la mia birra” “ma te voret litiga per forsa?” “le la mia bira! Ah no ades basta mi vo a ca a ciapà ul cultel!” “dai vediamo se te set un om o un bauscia!” si alzano entrambi e tenendo fisso lo sguardo sull'avversario si dirigono verso l'uscita mentre le loro bocche bofonchiano imprecazioni di ogni genere “fiò duna cagna” “sec de buascia” arrivati al bancone entrambi affrettano il passo per arrivare prima ad imboccare l'uscio ma quando ormai sono giunti all'aperto una voce da dentro il bar con tono quasi divertito chiede ”e la birra? Chi la paga? Di chi è?” i due vecchietti un po’ attoniti si fermano, si guardano, si girano verso il barista e all'unisono indicando con il dito indice urlano “lè la sua!”.

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